Rimini | Sanpa, non c'è accordo sui licenziamenti
Esuberi SanPa, è andato a vuoto l’incontro tra sindacati e azienda (Consorzio e Comunità) in prefettura ieri. Non c’è l’accordo e si avvicina l’ora del licenziamento per 21 persone. Attualmente 19 sono in cassa integrazione in deroga a zero ore, ammortizzatore che non sarà rinnovato allo scadere del 31 gennaio prossimo. Cosa accadrà adesso?
“Ieri, a seguito dell’apertura delle procedure di mobilità, si è chiusa la fase negoziale privata di 45 giorni per trovare l’accordo sulla modalità con cui l’azienda avrebbe dovuto procedere con i licenziamenti collettivi”, spiega Gianluca Bagnolini della Cisl. “L’azienda - continua - ha confermato la non disponibilità a calare il numero degli esuberi, nonostante noi gli abbiamo dimostrato che con la riduzione di un’ora di lavoro, applicando il contatto di solidarietà, su 160 persone e con l’assorbimento dei permessi contrattuali, integrandoli in orario di lavoro, l’azienda potrebbe evitare il licenziamento di quelle persone raggiungendo o stesso risparmio”.
Nessuna motivazione è stata fornita da SanPa in merito al rifiuto. La ‘proprietà’ adesso, avendo firmato il non-accordo, potrà accedere al tavolo provinciale (che avrà tempo 30 giorni per risolvere la questione). “I 19 lavoratori che dal 1 febbraio non saranno più in cassa integrazione e offriranno all’azienda la loro competenza. Se se l’azienda li lascerà a casa, a quel punto, sarà comunque costretta a pagarli. Abbiamo deciso di non procedere con il rinnovo della cassa integrazione perché è stata applicata senza possibilità di rotazione: quelle persone sono state collocate in cassa integrazione senza motivazione per tre mesi”. Dal sindacato parlano di criterio ad personam anche nella scelta dei lavoratori che saranno licenziati, “secondo modalità non regolate dalla legge 223 del 1991”, precisano dalla Cisl.
Bagnolini auspica “un passo indietro da parte dell’azienda volto a ragionare sull’intesa, che riduca al minimo gli esuberi, o che comunque li consideri su base volontaria, che ridistribuisca su tutta la forza lavoro la necessita di fare economia e risparmio e che al tempo stesso, al termine di questo percorso, vengano fornite garanzie sui livelli occupazionali per il prossimo futuro”.